I giovani raccontano…

 

24 settembre 2013

Dopo giorni d'incredulità, ci provo. Provo a dare voce ad un'emozione che ancora rimbalza dentro scontrandosi con pareti fatte di sogno. Che si affaccia alla realtà attraverso gli istanti che una mano preziosa, amica, ha fermato e mi ha regalato quasi a ricordarmi ripetutamente, scatto dopo scatto: E' SUCCESSO DAVVERO….

Valentina e Francesco

Davvero ero su quel palco, in trepida, ansiosa attesa, mentre la statua di Carlo Felice si dissolveva e lasciava che a dominare la scena fosse una macchinetta bianca, spuntata là in alto all'improvviso, tra bandiere sventolate, mani battute al ritmo di cuori impazziti e migliaia di voci diventate una sola.

Un'emozione troppo forte per il mio animo sensibile e a quell'uomo così tenero tanto legato. Un nodo stretto in gola e il pensiero costante: “Non ce la farò”. Poi tra le voci, una senza volto mi suggerisce: canta e starai meglio. Chi mi stava dietro e mi stringeva il braccio, forse per infondermi coraggio, forse per averne, mi ha sentito cantare e sottolineare “Non aver paura, Io sarò con te”. Qualche minuto dopo ero davanti al Papa, e LA PAURA…NON C'ERA PIU'! E' questo il ricordo più forte dell'istante che ha preceduto il momento più bello della mia vita, è questa la risposta che do a quanti, sorpresi, hanno perso la scommessa affettuosa sul mio pianto disperato(che è stato semplicemente un passo successivo! :p): Lui era con me. E c'era in ogni sua meravigliosa manifestazione: nella presenza essenziale e sicura, alle mie spalle, di chi mi ha concesso il privilegio d'essere lì, attraverso un gioco di vita che qualunque partita e regola inventi non può separare*; nelle urla esultanti del mio Oratorio e dei miei adorati ragazzi, di blu vestiti, lì sotto il palco, sempre pronti a sostenere e non abbandonare; nell'amore di chi mi ha dimostrato che i momenti importanti si condividono. Nell'orgoglio e nella commozione delle amiche più care, nella fiducia della Pg. C'era il Signore nei pianti dalla mia famiglia, da Senorbì a Roma, da casa di nonna…al tappeto del palco, negli occhi azzurri gonfi di quella peste di Crohn.

Mi è stato domandato quanto GRANDE fosse l'abbraccio di Papa Franci. Tanto. Tanto da contenere ogni volto protagonista dei miei giorni. Quanta dolcezza e TENEREZZA, quanta luce ho visto nei suoi occhi riflessi nei miei, non so quantificare. So che mi ha cambiato la vita, e l'ha fatto con un abbraccio. Non ha eliminato i miei dolori, non ha semplificato i miei problemi. Nessun miracolo, nessuna “magia”. Ho rimparato a SPERARE, l'ho fatto tra le Sue braccia, nel frangente di un intimo scambio di preghiere, realizzando, con il cuore straripante di emozione, che anche i sogni all'apparenza più lontani si possono avverare.

Valentina Dessì