La storia

Giorgio nacque intorno al 280 in Palestina (ma altre fonti dicono presso la foce del Danubio, vicino al Mar Nero), da Geronzio, persiano, e Policronia, cappadoce, che lo educarono cristianamente fino alla sua partenza per il servizio militare, dove divenne ufficiale delle milizie romane e poi cristiano. Quando l’imperatore Diocleziano ordinò la persecuzione contro i cristiani, non esitò a consegnare Giorgio, pur apprezzandone il valore, in mano all’imperatore persiano Daciano che lo fece incarcerare e torturare. Secondo il racconto di Jacopo da Voragine, Daciano convocò settantadue re per decidere le misure da prendere contro i cristiani. Davanti alla corte, Giorgio distribuì i beni ai poveri e, confessandosi cristiano, si rifiutò di sacrificare agli dei. Giorgio fu spogliato delle vesti, flagellato con nervi di bue, costretto a mettere calzari infuocati guarniti di chiodi, colpito da martellate tanto violente da fracassargli il cranio, legato e sbattuto in prigione, dove ebbe la visione del Signore che gli predisse sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre la risurrezione.

Visto che Giorgio era irremovibile nella sua fede, Daciano convocò il mago Atanasio, chiedendogli di vincerlo con un incantesimo: Atanasio divise in due un toro con una formula magica e offrì a Giorgio una bevanda avvelenata, ma il santo, prima di morire, convertì Atanasio che fu subito messo su una ruota armata da ogni lato di punte e lame, tagliato in dieci pezzi e gettato in un pozzo. Allo scoppio di un tuono, Giorgio risorse la prima volta. Ciò provocò la conversione del capo delle milizie Anatolio e di tutti i soldati che furono immediatamente passati a fil di spada. Giorgio fu ricondotto in tribunale, gli versarono in bocca del piombo fuso e gli piantarono in testa sessanta chiodi roventi, poi lo appesero a testa in giù su un braciere; infine, lo ricondussero in prigione. All’indomani, il re Magnenzio giurò che si sarebbe fatto cristiano se Giorgio fosse riuscito a far fiorire e fruttificare ventidue sedie di legno. Il miracolo avvenne, ma il re lo attribuì al dio Apollo e Giorgio ne distrusse subito il tempio. Il santo fu allora squartato e gettato in una caldaia con piombo e pece, ma nel mezzo di un gran frastuono discese il Signore, accompagnato da Michele e i suoi angeli, che risuscitò Giorgio per la seconda volta. Alla vista di tanti tormenti, la moglie di Daciano, l’imperatrice Alessandra, si convertì al cristianesimo e, per questo, condannata al martirio. Già sul patibolo, Alessandra chiese a Giorgio cosa ne sarebbe stato di lei dato che non aveva ancora ricevuto il battesimo, ma il santo la tranquillizzò: “Il tuo sangue versato ti sarà battesimo e corona”.

Giorgio fu quindi esposto agli uccelli che lo smembrarono, ma anche questa volta risorse. Il giorno appresso, Giorgio fu condannato alla decapitazione. Condotto alla porta di ferro il martire chiese a Dio il fuoco del cielo per incenerire Daciano, i settantadue re e tutti i pagani presenti e, esaudito, lo implorò di concedere protezione a coloro che invocavano il suo nome. Il Signore rispose che coloro che avrebbero venerato le sue reliquie, sarebbero stati esauditi. Solo allora, Giorgio si lasciò decapitare. Era l’anno 303, Giorgio aveva circa ventitré anni.

 la_tomba_di_san_giorgio_lod_israele

Fu sepolto a Lydda, in Palestina, dove ancora oggi sono visibili i resti archeologici della basilica cimiteriale che fu costruita in suo onore nel V secolo, incendiata dai Persiani all’inizio del VII secolo, ricostruita e ancora rasa al suolo dal califfo Hakim nel 1010. Ancora una volta ricostruita, fu distrutta nel 1099 per impedire ai crociati di usare le travi come materiale bellico, ma i crociati la rieressero. Nel 1191, quando Riccardo Cuor di leone combatté contro il Saladino, la chiesa fu nuovamente distrutta. Fu Riccardo, devoto a san Giorgio, che introdusse il suo culto in Inghilterra, dove il sinodo lo elesse nel 1222 santo patrono del regno.

Il sepolcro di san Giorgio diventò meta di pellegrinaggio subito dopo il martirio e la venerazione verso Giorgio si diffuse in tutto il mondo.