Lettera di Mons. Giuseppe Baturi Arcivescovo di Cagliari, in occasione della ripresa delle celebrazioni con il popolo

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1. «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi» (Lc 22,15). Con grande gioia ci apprestiamo a riprendere le celebrazioni liturgiche con la partecipazione del popolo. Il desiderio e la nostalgia dell’incontro eucaristico ci ha disposto all’attesa del Signore e ci ha preparato a radunarci con più gioia e nuova consapevolezza. San Giovanni Crisostomo scriveva che «se è pur vero che puoi pregare anche a casa, non puoi però pregare come in chiesa, ove si trova un così gran numero di padri, dove un grido viene innalzato verso Dio in modo concorde… Qui infatti c’è qualcosa di più, ovvero la concordia degli animi e delle voci, il vincolo della carità e le preghiere dei sacerdoti» (Omelie sull’incomprensibilità di Dio, 3,380-393). Cristo Signore è infatti presente quando la Chiesa prega e loda insieme, secondo la promessa: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20. Cf. SC 7). Le azioni liturgiche sono realtà necessariamente comunitarie, in quanto «appartengono all’intero corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano» e devono essere celebrate, per quanto è possibile, con la presenza e la partecipazione attiva dei fedeli (cf. SC 26-27; can. 837, §§ 1-2).

2. Nella preghiera comunitaria non dimenticheremo nulla di ciò che abbiamo visto e udito in questi mesi: le migliaia di morti, privati anche del saluto dei loro cari e dei funerali, gli ammalati, le sofferenze dei più poveri, la carità e la tenerezza di chi si è fatto carico della vita degli altri, la preoccupazione di chi vede compromesso il proprio lavoro e la condizione della propria famiglia. Incontrandoci di nuovo attorno all’altare tutto potremo consegnare alla preghiera concorde della Chiesa, alla misericordia di Dio.

3. Le limitazioni assunte dal Governo per far fronte all’emergenza da pandemia, che hanno riguardato anche il diritto di libertà religiosa, per non divenire arbitrari e irragionevoli, non potevano che modularsi secondo caratteri di necessità, proporzionalità, bilanciamento e temporaneità. Il protocollo firmato lo scorso 7 maggio dalla Conferenza Episcopale Italiana e dal Governo delinea adesso il quadro di riferimento per una ripresa della partecipazione del popolo alle azioni liturgiche compatibile con le misure di contenimento adeguate all’attuale evoluzione della pandemia.

4. La condizione che si apre richiede senso di responsabilità e concreta diligenza, per salvaguardare sia il diritto dei fedeli di ricevere i beni della parola di Dio e dei sacramenti (LG 37; can. 213) sia le esigenze di tutela della salute. Nel rispetto delle indicazioni del protocollo, può già ipotizzarsi qualche inevitabile accomodamento nei primi tempi della ripresa. La Curia diocesana darà il supporto necessario in termini di materiali e consigli. Ai parroci spetta, con la collaborazione dei consigli parrocchiali, la responsabilità di prevedere e garantire il contingentamento della partecipazione alla celebrazione secondo i criteri più adeguati alla realtà locale. Si abbia cura di assicurare alle persone con disabilità le attenzioni necessarie all’inclusione nella comunità. Per le liturgie domenicali, può essere valutata la possibilità di utilizzare, se più ampi, altri ambienti parrocchiali, oppure individuare spazi all’aperto in cui poter svolgere le celebrazioni in forma conveniente. L’aumento del numero delle Messe deve valutarsi soltanto se la partecipazione superi significativamente la capienza determinata per il luogo della celebrazione.

5. Tornando a pregare insieme in Chiesa, esprimeremo l’ammirazione e gratitudine ai sacerdoti che, come ha detto il Presidente della CEI, Card. Gualtiero Bassetti, hanno manifestato in questi lunghi mesi «il volto bello della Chiesa amica, che si prende cura del prossimo».

6. Abbiamo imparato quanto siano importanti altre forme di preghiera personale e familiare. Molte famiglie hanno riscoperto il valore della preghiera comune nella propria casa, soprattutto nel giorno di domenica, leggendo una pagina di Vangelo e rivolgendo a Dio il rendimento di grazie. Questo valore è da custodire diligentemente, sostenendo la celebrazione domestica del mistero pasquale, nell’ascolto della Parola e nella preghiera comune.

7. Il nostro radunarci «nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere», faccia fiorire una nuova, generosa e innovativa carità perché i nostri fratelli siano aiutati «secondo il bisogno di ciascuno» (At 2,42-45). Attraverso il Fondo Diocesano di Solidarietà – Emergenza 2020, la carità individuale può essere convogliata nell’azione dell’intera comunità, chiamata ad esprimere un’efficace e credibile diakonia a favore delle persone bisognose.

8. Un segno della nostra gioia sarà la celebrazione della Messa Crismale il 30 maggio, vigilia di Pentecoste, alle ore 10.00 nella Basilica di Bonaria, riservata ai soli sacerdoti, religiosi e diaconi permanenti. Il rito della benedizione degli oli sottolinea, tra l’altro, il mistero della Chiesa come sacramento globale del Cristo, che santifica ogni realtà e situazione di vita.

Su tutti invoco la grazia, la misericordia e la pace di Dio Padre e di Cristo Gesù nostro Signore.

Cagliari, 13 maggio 2020
Beata Maria Vergine di Fatima

+ Giuseppe Baturi
Arcivescovo

 

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