Meditazioni Giornaliere per il mese di giugno con il Sacro Cuore di Gesù

 

 

 

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La devozione al Sacro Cuore di Gesù in verità è antica quanto la Chiesa che, come ben sappiamo, è "nata dal Cuore trafitto del Redentore" (Haurietis aquas, n. 39). Il Signore per donarci il suo immenso amore, non solo si è fatto uomo, ma ha patito ed è morto per noi sulla croce, versando sangue dalla ferita del suo cuore. Quando i primi cristiani baciavano il costato aperto di Gesù Crocifisso, come potevano non rivolgere un pensiero a quel Cuore che aveva sofferto e donato tutto sino all'ultima stilla del suo sangue per redimere l'umanità? "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò… Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime" (Mt 11, 28-29).

Il ricordo vivo dell'amore di Cristo per noi ha trovato un'espressione nella devozione del suo Cuore. Da questo Cuore squarciato viene a noi tutto: l'amore infinito del Padre, la grazia e la salvezza. In tal modo possiamo esclamare con l'apostolo Giovanni: "Abbiamo conosciuto e creduto alla carità che Dio ha per noi". San Giovanni aveva sentito palpitare quel tenero cuore, nell'ultima cena, ma non lo aveva potuto vedere in quanto non si era ancora rivelato.

San Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274), cardinale e dottore della Chiesa, con fine dottrina, nell'opera immortale "Vigna mistica" descrive le mirabili sorgenti di grazia che scaturiscono dal cuore adorabile del Salvatore e così annota: "Il ricordo vivo dell'amore di Cristo per noi ha trovato un'espressione nella devozione del suo Cuore. Da questo Cuore squarciato viene a noi tutto: l'amore infinito del Padre, la grazia e la salvezza. Quante consolazioni possiamo provare quando pensiamo che siamo infinitamente amati dal Cuore del Dio Salvatore; che in ogni momento è pronto ad ascoltare le nostre suppliche; che in ogni istante prega per noi; e che ci invita ad andare da Lui, a riposare sul suo Cuore! "Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi: Io vi farò riposare". Apriamo dunque il cuore alla confidenza e alla fiducia, poiché non c'è un bene e una gioia più grande che abitare in questo Cuore". Questa stupenda devozione deve servire a farci conoscere e amare Gesù, a svelarci i misteri della sua misericordia e i sentimenti di amore che nutre per ciascuno di noi. Non può e non deve essere un privilegio esclusivo di alcune anime pie in quanto tutti siamo stati redenti dal suo sangue e colmati dai suoi benefici. Per tutti noi quel Cuore fu aperto sulla croce; tutti noi lo abbiamo ferito con i nostri peccati, tutti e senza distinzioni di razze, siamo l'oggetto della sua carità e delle sue attenzioni ed è per questo che dobbiamo essergli fervidamente devoti e riconoscenti. Sotto tale luce questo Cuore diventa il centro, l'anima, la vita di tutta la Chiesa per cui in terra o in cielo non si forma un santo pensiero, non si compie un atto virtuoso, non si gusta una gioia celeste, di cui non sia esso la vera sorgente ed origine di ogni bene.

SE

Se brami guarire dalle tue ferite, Gesù è il medico.

Se il bruciore della febbre ti asseta, Egli è la fonte.

Se le colpe ti rimordono, Egli è il perdono.

Se hai bisogno di aiuto possente, Egli è la forza.

Se la morte ti fa paura, Egli è la vita.

Se aneli alla patria celeste, Egli è la via.

Se le tenebre ti sgomentano, Egli è la luce.

Se hai fame di certezza, Egli è la verità.

Se ti occorre il cibo che sazia, Egli è il pane che nutre in eterno".

(S. Ambrogio)

 

1 Giugno

AI PIEDI DELLA CROCE

Sul Calvario, dopo l'ultimo grido, Gesù aveva reclinato il capo, nell'abbandono completo della morte. Aveva dato tutto, ma non aveva ancora svelato tutto. "Ma uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua" (Gv 19, 34). L'evangelista S. Giovanni contempla quel corpo trafitto, nel commosso silenzio del tramonto, e una acuta sensazione di mistero gli scende nell'anima: Ricordava le parole che Dio aveva fatto pronunciare al profeta Zaccaria: "Riverserò uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto" (Zc 12, 10). Dieci giorni dopo quel Venerdì Santo, nel fascino di Gesù risorto, Giovanni parla ancora di quel petto ferito. E questa volta la fede vi scorge orizzonti sconfinati, tanto che l'incredulo Tommaso, cadendo in ginocchio esclama: "Signore mio e Dio mio".

Tutta la tradizione cristiana sosterà ai piedi della croce dalla quale pende Gesù col petto aperto, e cercherà di penetrare in quella sanguinante ferita sulla quale tanto insiste l'apostolo. Sarà proprio questa amorosa attenzione che guiderà le anime alla scoperta del "Cuore amante di Gesù". Nei primi secoli della Chiesa la devozione al Sacro Cuore non è ben distinta dal culto delle Sacratissime Piaghe di Gesù, e specialmente da quello tributato alla ferita del Costato. Soltanto gradualmente venne fatto oggetto di culto speciale il Cuore come immagine dell'Amore del Verbo Incarnato.

2 Giugno

OLTRE QUELLA PIAGA

Il desiderio di vita interiore portò anime elette a penetrare oltre la piaga del costato di Gesù, fino a scoprire il Cuore, trafitto d'amore. Padre Tessaroloscj, storico della devozione e della teologia del Sacro Cuore, afferma che, con tutta probabilità Giovanni di Ravenna, vescovo di Fècamp in Francia, morto nel 1078, fu il primo ad associare queste due idee: "Cuore ferito e Amore redentore, in modo da vedere proprio nel Cuore di Gesù il simbolo di tutto il suo Amore". Così dopo di lui sorge uno stuolo di anime che gravitano attorno al Cuore di Gesù.

Nel Medioevo S. Bernardo di Chiaravalle, Guglielmo di Saint-Thierry, Riccardo di S. Vittore, S. Francesco d'Assisi, e più tardi S. Matilde, S. Geltrude, S. Antonio di Padova, S. Bonaventura; poi ancora il Ven. Giovanni di Taulero, il B. Enrico Susone e S. Bernardino da Siena, i quali parlano del Cuore di Cristo come un rifugio, un ricovero offerto al povero cuore degli uomini. Santa Lutgarda, S. Angela da Foligno, S. Margherita da Cortona, S. Caterina da Siena insistono sulla necessità di comprendere sempre più quel Cuore per conformare la propria vita a quella del Maestro divino.

Dal secolo XVI, la devozione al Sacro Cuore corre quale fiume sotterraneo a fecondare la spiritualità cattolica, e affiora nel Ven. Lodovico Blosio, in S. Ignazio di Loyola, S. Pietro Canisio, S. Francesco Borgia, nel Ven. Luigi da Granata, in S. Teresa d'Avila e Sant'Alfonso de' Liguori, spingendoli alle vette della perfezione.

3 Giugno

UNA TENERA DEVOZIONE

S. Francesco di Sales nutriva una tenera devozione al Cuore di Cristo, cui volle consacrare l'Istituto della Visitazione che aveva fondato. Alle Figlie infondeva l'amore al Cuore di Gesù e parlava in termini che già preannunciavano il grande apostolo S. Giovanni Eudes. Questi, nato a Rye il 14 novembre 1601 fu davvero l'araldo del Sacro Cuore. "Con un approfondimento della sua fede, una illuminazione interiore, dice Daniel Rops, egli arriva a vedere chiaramente nel cuore di carne del Dio fatto uomo il simbolo dell'Amore increato dell'Onnipotente per la sua creatura". Tutti i grandi misteri del cristianesimo: la creazione, l'incarnazione, la redenzione li scopre nel Cuore del Cristo, persino il Mistero Eucaristico. Con folgorante intuizione il Santo compone un mirabile Ufficio del Sacro Cuore nel 1670; trent'anni prima aveva istituito la festa del Cuore Purissimo di Maria.

Nel breve pontificio per la sua Beatificazione si legge questo altissimo riconoscimento: "Ardente di un amore singolare verso i Cuori di Gesù e di Maria, ebbe per primo, e non fu senza una speciale ispirazione divina, l'idea di un culto pubblico in loro onore. Si deve dunque considerarlo come il promotore di questo culto, il Dottore per i suoi scritti, l'apostolo per la sua infaticabile opera di diffusione". Con S. Giovanni Eudes il cuore umano compie il massimo sforzo per incontrarsi col Cuore divino; infat­ti la grande epifania si ebbe a Paray-Ie-Monial con le rivelazioni a S. Margherita Alacoque.

4 Giugno

AMORE E RIPARAZIONE

Fra tutti i promotori di questa nobilissima devozione viene subito dopo – scrive Pio XII – S. Margherita Maria Alacoque, poiché al suo zelo, illuminato e sostenuto da quello del suo direttore spirituale, S. Claudio de la Colombière, si deve indubbiamente se questo culto così diffuso raggiunse lo sviluppo che desta l'ammirazione dei fedeli, e rivestì le caratteristiche di "omaggio d'amore e di riparazione", che lo distinguono da tutte le altre forme di pietà cristiana". Questa devozione non sarebbe uscita dai "circoli limitati di alcuni Terz'Ordini del Sacro Cuore", se poco dopo una semplice Visitandina di Paray-Ie-Monial, non fosse stata favorita di grazie singolari: Cristo le apparve, le parlò e ordinò a lei "abisso d'indegnità e d'ignoranza, di diffondere la fiamma della sua carità. Il Cuore di Cristo "cinto da una corona di spine, sormontato da una croce" doveva essere esposto alla venerazione dei cristiani, come "l'ultimo sforzo del suo amore per la salvezza del mondo".

Le apparizioni furono quattro: dal 1673 al 1675. Tutta la Chiesa cattolica mediterà lungo i secoli la struggente dichiarazione di Gesù all'umile suora: "Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini!". Ma non subito. L'epoca si mostrò ostinatamente incredula a quella rivelazione. La Veggente fu considerata come esaltata dalle sue Superiore. P. de la Colombière, che proclamava le visioni "autentiche", fu trasferito. P. Croiset, professore a Lione, che aveva adottato l'insegnamento della Santa, fu esonerato e mandato altrove, e il suo libro sul Sacro Cuore fu posto all'Indice, Tanto si diffidava dei mistici e di tutto ciò che si riferiva al "puro amore".

5 Giugno

UNA NUOVA DEVOZIONE

Margherita Alacoque senza aver cessato di ripetere che Cristo l'aveva incaricata di una missione e che il Cuore adorabile doveva regnare sul mondo, morì il 17 settembre 1690 a 43 anni di età, senza potere vedere il trionfo di quel culto, al quale aveva consacrato la vita. Tutti i rigoristi si erano coalizzati contro questa devozione; i Giansenisti soprattutto, perché essi conoscevano solo la giustizia di un Dio inaccessibile e volevano che le anime vivessero nel freddo timore della divina Maestà. Le ostilità culminarono nel conciliabolo di Pistoia che voleva bandire dall'Italia e dalla Chiesa la devozione al Sacro Cuore. Le polemiche avevano ormai portato la Santa Sede da una posizione di riserbo a un atteggiamento di difesa. Anzi il 25 agosto 1856 il Papa Pio IX accolse con gioia la richiesta dell'episcopato francese di estendere la festa del Sacro Cuore alla Chiesa universale.

Leone XIII approva le Litanie del Sacro Cuore, e promulga il 25 maggio 1899 la prima Enciclica sul Cuore di Gesù, "Annum Sacrum", con la quale annuncia al mondo la sua decisione di consacrare tutto il genere umano al Cuore di Cristo Redentore che, per diritto di nascita e di conquista, è Re non solo dei fedeli, ma anche di tutti coloro che ancora non hanno la fortuna di vivere sotto il suo dolce impero di grazia. Il Grande Pontefice, persuaso che tale consacrazione aprirebbe un'era nuova alla Chiesa, chiama la devozione al Sacro Cuore: "Vessillo di carità e di pace, pegno di sicura vittoria contro i nemici.

6 giugno

LA NOVELLA PRIMAVERA

Nel giardino della Chiesa, ecco allora un sorgere e fiorire di sodalizi, istituti e congregazioni che si fregiano del titolo del Sacro Cuore. La Beata Teresa Verzeri (1801-1852) diede avvio alla sua istituzione ponendola sotto l'egida del Cuore divino denominandola: Congregazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù. Il Beato Daniele Comboni, (1831 – 1881) missionario in Africa prima e Vicario Apostolico poi, volle che i suoi membri si chiamassero: Figli del Sacro Cuore di Gesù. Il nostro Ven. Padre Leone Dehon (1843-1925) fondò la Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù il cui fine è la speciale devozione al Cuore di Gesù in spirito di amore e di riparazione, la diffusione di questa spiritualità riparatrice, l'apostolato missionario e sociale.

Sue queste massime: "Tre sono le vie che possono condurre a Dio: La via del timore; la via della speranza; la via della carità. Ma la via certa è quella del Cuore di Gesù". Con animo aperto alla fiducia diceva: "Com'è possibile che il mondo resista all'amore di Dio se i suoi ambasciatori ne saranno intimamente convinti e si lasceranno conquistare e guidare dall'amore di Gesù Cristo? Infiammati da Lui infiammeranno il mondo". Per illuminare le menti ed educare i cuori alla conoscenza del grande mistero d'amore fondò la rivista: "Il Regno del Sacro Cuore". Dietro ispirazione del Ven. Giuseppe Toniolo, per opera di P. Agostino Gemelli che ne fu il primo rettore, sorgeva in Milano all'ombra della basilica di S. Ambrogio (25.12. 1920) l'Università Cattolica del Sacro Cuore.

7 Giugno

UN GRANDE IMPULSO

San Pio X, il Papa dell'Eucaristia, promosse la consacrazione delle famiglie al S. Cuore, ne compose la formula, e accordò preziose indulgenze a coloro che praticano il mese di giugno. Benedetto XV, Il Papa della Pace, emanò tre documenti pontifici per diffondere ancor più il culto del Sacro Cuore, ed elevò all'onore degli altari, canonizzando la B. Margherita Maria Alacoque, alla quale eresse pure un altare nella Basilica Vaticana. Pio XI, il Papa della Conciliazione, il 5 maggio 1926 con l'enciclica "Miserentissimus Redemptor", si ricollega al magistero di Leone XIII, e indica i fondamenti e la finalità della devozione verso il Sacro Cuore, soprattutto insistendo sulla riparazione all'Amore offeso.

 

Per la festa del Sacro Cuore fece preparare i nuovi testi liturgici e vi aggiunse la formula di Riparazione, da recitarsi in tutte le chiese del mondo cattolico. Lo stesso Pontefice (l'11 dicembre 1925) aveva istituito la Festa della Regalità di Cristo. Pio XII, il Pastore angelico, ha lasciato orma incancellabile nei solchi fecondi della Teologia; ci diede molti documenti circa il Sacro Cuore; il principale è la lettera enciclica "Haurietis aquas" del 15 maggio 1956 nella quale espone ampiamente la natura l'oggetto e la legittimità di tale culto. Giovanni XXIII non tralasciava occasione per invitare tutto il popolo di Dio all'esercizio della vita e della pietà cristiana sotto l'egida del Sacro Cuore. Così ricordava: Gesù è amore! Nell'amore è la soluzione di tutte le questioni sociali, di tutti i contrasti politici.

8 Giugno

DIO E’ AMORE

La devozione al Sacro Cuore di Gesù rivolge ai fedeli un duplice invito. Primo: conoscere Cristo in profondità, intimamente. Bisogna approfondire i suoi misteri. "Quando – dice Paolo VI – col catechismo alla mano siete arrivati a dire: "È Figlio di Dio", non arrestatevi; bisogna andare avanti, esplorare intimamente e giungere fino in fondo e troveremo: Dio è amore".

Secondo: non basta più una religione puramente esteriore, fatta di sole pratiche, forse frettolose! Dobbiamo penetrare fino in fondo e concluderemo: il Vangelo è amore, l'incarnazione è amore, la passione è amore, l'Eucaristia è amore, la Chiesa è amore, la grazia è amore. E’ proprio vero che: la carità di Cristo incombe sopra di noi, ci preme, ci perseguita. E allora? Dob­biamo rispondere alle sollecitazioni dell'Amore. Sapevamo – prosegue il Papa – che l'amore è un comandamento, cioè una cosa che ci obbliga; il Signore è stato tanto buono da esigere da noi, come prima cosa, il sacrificio del nostro cuore al suo tanto attraente, gioioso, amoroso.

Il Signore si è voluto servire di questa predisposizione nostra naturale per farci suoi soci, per attirarci a sé, per stringere questo nodo definitivo della vera religione. Vuole da noi niente altro che il cuore. Cuore chiama cuore, amore chiama amore. Per esprimere l'amore bisogna essere almeno in due, l'amore per essere fecondo ha bisogno di due che si amino, altrimenti è egoismo.

9 Giugno

CERCO UN CUORE…

In un papiro egiziano di circa 4000 anni or sono troviamo l'espressione della comune nostalgia d'amore: "Cerco un cuore su cui appoggiare la mia testa e non lo trovo; non ci sono più amici!" (esclama il poeta sconosciuto). Noi più fortunati l'abbiamo questo Cuore e questo Amico. E possiamo avere piena fiducia in un simile Amico. Egli vivendo in perfetta intimità col Padre, sa e può rivelarci tutto ciò che serve per il nostro bene; avendo poi un Cuore mite e umile e conoscendo le miserie dell'umanità, non si espone al pericolo di schiacciare le anime sotto il peso di un giogo troppo pesante. Così l'eccellenza della legge nuova, che viene contrapposta non solo al giogo dei Farisei, ma anche alla incompiutezza della legge antica, ha la sua origine nel Cuore stesso di Cristo, cuore di un uomo perfettamente mite e umile, cuore del Figlio di Dio Incarnato.

Secondo il profeta Isaia egli è l'umiliato per eccellenza, uomo dei dolori, e proprio per questo, strumento di salvezza. Colui che è Figlio di Dio si mette al livello dell'ultimo uomo nella categoria degli umili. Egli si è presentato agli uomini e li ha invitati a sé, al suo Cuore perché ritrovassero fiducia, forza e coraggio: voi tutti che siete affaticati, venite a me. L'itinerario dell'amore è dunque: da Dio, in Cristo, a noi e attraverso noi agli altri. Possa questo amore e questo cuore ridare all'umanità quella fratellanza e concordia che inutilmente va cercando altre fonti.

10 Giugno

DILEXIT: CI HA AMATI

Un padre missionario domandò ad un povero lebbroso: "Credi in Dio Padre onnipotente?". La risposta del lebbroso: "Io non credo in Dio, io lo amo". Proprio così: più ci si accosta a colui che è Amore e più si ama. E se amo Dio, non posso stare tranquillo nelle mie comodità. So di non poter aggiungere niente a Dio, ma devo portare qualche cosa ai miei fratelli nell'umanità. Non posso amare Dio, se le miserie del mondo non mi hanno invaso e penetrato il cuore. Un autore moderno ebbe questa idea un po' strana: voleva esprimere in una parola tutto lo scibile umano. Cerca e ricerca: invano. Nel vocabolario umano non c'è una parola che tutto dica e tutto esprima… Ma se apriamo il Libro di Dio troviamo questa parola che dice e compendia tutto ciò che Dio ha fatto per noi: dilexit, ci ha amati. Dio è Padre che ama, non solo, ma è l'Amore stesso. Prima di Cristo qualcuno aveva detto: "L'amore è Dio"; S. Giovanni invece dice: "Dio è amore". Tra queste due affermazioni – è stato giustamente osservato – vi è tutto un mondo. L'inversione del soggetto e del predicato basta a evocare una rivoluzione religiosa di una portata infinita: il cielo è intervenuto nella vita dell'uomo, il dio del mito ha ceduto il posto al Dio vivo. Dio quindi non vive ad una altezza lontanissima, beato in se stesso e indifferente alle tribolazioni della umana esistenza. Dio è così buono che è lui ad avvicinarsi. "Non ti ho amato per scherzo", diceva Gesù ad Angela da Foligno. "Sono io – disse Gesù agli apostoli – io che vi ho scelti, non voi"… Lo crediamo questo? E allora quale sarà la nostra risposta?

NEL “CUORE” DI OGNI COSA

11 Giugno

“Ecco, disse la contadina, qual è la gioia della madre quando per la prima volta nota il sorriso del suo piccino, tale è anche la gioia di Dio ogni volta che egli dal cielo vede che un peccatore si inginocchia per pregare, dal profondo del cuore” (Dostoijevskij). Cristo è stato il grande realizzatore dell'amore di Dio. Egli ha portato Dio sulle nostre strade, nelle nostre case, nelle nostre riunioni. Egli è stato un osservatore acuto del mondo e di tutto ciò che ci circonda. Attraverso le parabole ci ha fatto capire non il freddo dell'universo, ma le pulsazioni di un Cuore paterno. Nelle parabole egli ci vuol far scoprire Dio, suo Padre e farci penetrare nel "cuore" di ogni cosa. Gesù si serve delle immagini del nostro mondo, immagini alle volte assai commoventi, per darci la certezza che Dio non si trova in un inaccessibile aldilà, ma mette tutto ciò che ci circonda in relazione con il suo Cuore: non soltanto il grano, i frutti, ma anche il paese straniero e la casa paterna, l'estate e l'inverno, la lucerna e la notte, il denaro, il vestiario, lo sposalizio e la morte.

Leggendo le parabole si è continuamente circondati dalle quinte di un mondo assai vicino: il nostro mondo. Non si tratta di un libro illustrato qualunque, ma del libro illustrato da Dio. Dio ha stabilito con i suoi amici un linguaggio convenzionale. Ogni avvenimento della vita è u­na parola di questo linguaggio. "Dio, scrive Simone Weil, è come una donna attaccata al suo sposo, che gli sussurra all'orecchio: ti amo, ti amo". Dio non ha parole per dire alle sue creature: ti odio. Egli è Amore.

12 Giugno

DOVE TROVEREMO CRISTO?

Nota l'espressione di un operaio all'Abbè Pierre: "Io non so se Dio esiste, ma se esiste è ciò che fate voi!". I Santi sono la migliore prova dell'esistenza di Dio, e del suo amore. La miglior cosa è la testimonianza. Perché la nostra fede sia credibile non occorrono tanti maestri, ma molti testimoni. Papa Giovanni disse ai carcerati: "Eccomi tra voi, ho messo il mio cuore vicino al vostro". "La bontà, diceva, ha reso serena la mia vita". L'uomo ha fame di pace. Ma ha più fame di sorriso, di comprensione, di disponibilità. Dio che è amore per eccellenza, non dà dei doni, dà delle persone. Il Padre sacrifica suo Figlio. Il suo Figlio Gesù sacrifica se stesso sulla croce e si dà a noi nell'Eucaristia dopo aver promesso di mandare lo Spirito Santo. Il dono più grande che io possa dare agli uomini è Dio.

Il mistico russo Tikon Zadonsky scrive: "Dove troveremo Cristo? Dove cercheremo la nostrà luce? Signore: dove abiti?". Egli ci risponde: "Venite e vedete". Si. Noi sentiamo la voce del Maestro: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". Ecco che ci ha risposto, ecco dov'è la sua abitazione, ecco dove si trova la nostra luce. Ora ci resta soltanto di sapere come possiamo far venire Cristo nelle nostre case. Egli va da tutti, peccatori compresi. Egli viene a cercare riposo e trova riposo nell'amore. Avvolgiamolo perciò d'amore: nell'affamato, assetato, nell'ignudo, nel malato, nel carcerato… con grande gioia potremo esclamare: "Abbiamo trovato il Messia!". E don Primo Mazzolari: "Chi prende sulle spalle il dolore degli altri è un salvatore… L'uomo buono vale infinitamente più dell'uomo che crede di sapere tutto e di potere tutto.

13 Giugno

LASCI CHE IO LO IMITI…

Nichel Quoist scriveva: "Tu sei un pensiero d'amore di Dio. La tua vita dev'essere una risposta d'amore. La grande rivelazione di Gesù Cristo è che Dio è Amore, che la grande avventura del mondo e degli uomini è una storia d'amore e che la riuscita finale non può essere se non frutto dell'amore. Tu puoi condurre gli altri verso Dio, aiutandoli ad amare in modo concreto i loro fratelli". Madre Teresa, la fondatrice delle Missionarie della carità, che ha compiuto miracoli di bontà a favore dei poveri in tutto il mondo, interrogata da un giornalista: "Qual è il messaggio che intende portare?". – "L'amore, rispose, non ha altri messaggi che se stesso…". Parliamo poco; piuttosto cerchiamo di predicare il Vangelo coi fatti. Praticando l'amore cristiano, avviciniamo noi e gli altri a Dio.

Geneviève de Gaulle (nipote del generale) racconta che una suora nell'ultima guerra si offrì senza esitazione al po­sto di una donna che era stata scelta per la camera a gas. Quando la suora sentì la donna che tra le lacrime diceva: "Non uccidetemi, ho un marito, dei bambini… in un attimo balzò davanti a quella donna e con tono che non ammetteva repliche disse: "Nessuno ha un amore più grande di colui che dà la vita per la persona amata. Gesù l'ha detto e l'ha fatto. Lasci che io lo imiti"; e salì al suo posto. In ogni fratello palpita il cuore di Cristo. L'immagine di Dio alle volte può essere deturpata dalle passioni, ma è sempre il volto di Dio che viene alla luce dopo ogni bufera della vita.

14 Giugno

UN DONO MERAVIGLIOSO

Padre Dehon ha lasciato a noi Sacerdoti del Sacro Cuore, nel suo testamento spirituale questo meraviglioso dono: il Cuore di Gesù. Nel testamento infatti leggiamo: "Vi lascio il tesoro più meraviglioso: il Cuore di Gesù. È di tutti, ma ha tenerezze particolari per i Sacerdoti che si sono consacrati a lui e si dedicano interamente al suo culto e alla sua riparazione… offro ancora una volta e consacro la mia vita e la mia morte al Sacro Cuore di Gesù per suo amore e secondo le sue intenzioni". Nella sua vita aveva sempre contemplato il mistero del costato trafitto, che S. Giovanni aveva intuito come la grande realtà umana e divina. La liturgia delle ore esprime questo pensiero nell'antifona: "Ora si compie il disegno del Padre: fare di Cristo il cuore del mondo".

Quando il 28 giugno 1878 festa del Sacro Cuore il P. Dehon emise i voti religiosi scrisse: "Mi donai completamente senza riserve al Sacro Cuore. La mia emozione fu molto profonda. Sentivo di prendere la croce sulle spalle donandomi a Nostro Signore come riparatore e fondatore di un nuovo Istituto". Questa devozione è una eredità preziosa e impegnativa che ci ha lasciato il P. Dehon e che noi vorremmo trasmettere a coloro che incontriamo sul cammino del nostro apostolato di Sacerdoti. E nello stesso tempo vorremmo chiedere l'aiuto della preghiera perché i Sacerdoti siano all'altezza della loro missione: essere cioè come Cristo il Cuore del mondo. "Vi è un cuore nel mondo… e questo cuore è il Cuore di Cristo" (Teilhard de Chardin).

15 Giugno

SIA FATTA LA TUA VOLONTA’

Fadre Dehon è un precursore dei tempi moderni", disse Papa Luciani (Giovanni Paolo I) nel commemorarlo alcuni anni prima del suo pontificato. L'umiltà e la mitezza del Cuore di Gesù lo hanno attirato in modo particolare. E così scriveva: "Nostro Signore si impossessò ben presto del mio intimo e vi creò quelle disposizioni che dovevano essere le note dominanti della mia vita, malgrado le mie infedeltà: la devozione al Sacro Cuore, l'umiltà, l'abbandono alla sua volontà, l'unione con lui, la vita d'amore" (Memorie). Ancora da seminarista scriveva: "Ho notato che generalmente i santi avevano un motto, che serviva per animarli al combattimento spirituale. Per S. Ignazio era: "Per la maggior gloria di Dio"; per S. Luigi Gonzaga: "Serve questo per l'eternità?"; per S. Teresa: "Un'anima, un'eternità"; per S. Francesco Saverio: "Vinci te stesso". Quanto a me ho adottato questo: "Signore, cosa vuoi che io faccia?"". Questo atteggiamento lo ebbe sempre in tutta la sua vita. "Cosa vuoi da me, Signore?". Scriveva libri, teneva conferenze, organizzava congressi. E poi confesserà: "Quante colpe ho commesso (scrive a 82 anni) vorrei poter mettere insieme tutto l'amore penitente della Maddalena e la tenera amicizia di S. Giovanni per il Cuore di Gesù. Il Signore mi ha lasciato vivere a lungo per riparare". È di attualità quanto scrisse nel 1877: "Ogni sacerdote e religioso deve vivere fino a un certo punto la vita di vittima: se i sacerdoti fossero più santi e le loro debolezze meglio riparate, saremmo noi dove siamo?".

16 Giugno

PER LA NOSTRA SALVEZZA

Altro segno dell'amore di Cristo, il più carico di mistero, ma anche il più consolante per noi: Gesù che si fa pane e vino nell'Eucaristia; è il segno di vita che Cristo ha lasciato in mezzo a noi, "ci ha promesso di rimanere in noi e noi in lui come innesto di tralcio sulla vite" (Gv 15,5). "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui". Ha scelto il pane perché si è fatto cibo e nutrimento per la vita, un dono totale di sé e assimilabile da chi ha la fortuna di riceverlo. E venuto per la salvezza di tutti e questa salvezza l'ha fissata in una festa di amicizia: il banchetto, il pasto in comune.

Nell'Eucaristia ci troviamo tutti uniti. In quel disco di ostia candida palpita la vita di Dio. Gli occhi non vedono, ma la fede va oltre il segno: è il Gesù risorto e vivo che ci invita ogni domenica a condividere con lui il sacrificio.

È il centro e culmine di tutti i sacramenti. Le para­bole di Gesù finiscono sempre in feste attorno ad una tavola; la donna che trova la moneta invita le vicine a far festa, il padre del figliol prodigo organizza un grande banchetto; il Padre che è nei cieli indice un banchetto invitando amici e conoscenti, e al rifiuto di questi, chiama sconosciuti, poveri e zoppi e ciechi. Dio ci vuole sì commensali nella vita eterna, ma ci prepara a quel banchetto dopo aver spezzato il pane con Gesù: "Ho desiderato tanto di mangiare questa Pasqua con voi".

17 Giugno

IN COMUNIONE CON I FRATELLI

La Santa Messa si fa col pane e col vino. Pane e vino frutto della terra e del nostro lavoro. Non frutti spontanei come quelli selvatici, ma ottenuti dal lavoro dell'uomo. Fermiamoci a pensare alla catena di persone che hanno collaborato a fare quel pane e quel vino, per quante mani sono passati quel pezzo di pane e quella ampolla di vino. Ci possono raccontare una storia ricca di sacrifici, di imbrogli, di preoccupazioni, di profitti illeciti, di agricoltori che consumano la vita sotto un sole cocente e altri invece che seduti comodamente in un ufficio con telefonate risolvono tutti i problemi e ne ricavano tanti benefici. Quanti stratagemmi per arricchirsi! Allora questo pezzo di pane e quell'ampolla di vino sono passione di uomini prima ancora di essere sacrificio di un Uomo-Dio. Palpitano di vita di uomini prima ancora della vita di un Dio. Sono pezzi di vita e Gesù si propone di farci fare "comunione" prima della "comunione".

L'Eucaristia, il pane, il vino, la messa sono lì per fare comunione, perché siamo divisi, nemici, ci odiamo, ci ignoriamo. Quante lacerazioni, quante barriere, quanti fili spinati, quanti muri, quanto non amore! Gesù ci dice: questi beni che vi dividono e avvelenano la vostra amicizia e rompono ogni rapporto umano, li faccio mio corpo e mio sangue perché facciate comunione tra voi. Dice un autore: la comunione con Dio, l'amicizia con lui si fa come in un triangolo: comunione con i fratelli, comunione con le cose, comunione con Cristo.

18 Giugno

AMARE NON A PAROLE…

Nel brano della "lavanda dei piedi" dell'evangelista S. Giovanni leggiamo: "Io vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi" (13, 15). Questo "facciate" si riferisce alla vita, mentre il "fate questo" si riferisce alla memoria del sacrificio, cioè si deve passare dalla memoria alla imitazione, dalla contemplazione eucaristica, alla prassi eucaristica. S. Giovanni, ci presenta Gesù che pur "sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che venuto da Dio a Dio ritornava", si spoglia delle sue vesti, si cinge di un grembiule, (che è la veste del servo!) e si mette a lavare i piedi degli apostoli. Quella lavanda, quel gesto è un "servire gli uomini". Gesù istituisce la diakonia, cioè il servizio elevandolo a legge fondamentale, o, meglio, a stile di vita e a modello di tutti i rapporti della Chiesa.

S. Pietro ricorda: "Ciascuno viva la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri" (1Pt 4,10). Un carisma che non si esercita in servizio è come talento sotterraneo che si trasforma in titolo di condanna. Servire è propriamente – come dice S. Giovanni "amare non a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità" (1Gv 3,18). Il servizio, secondo il Vangelo, è proprio di chi è posto in alto, di chi più ha! Io allora non posso disinteressarmi del fratello, non posso rifiutarlo senza rifiutare Cristo stesso. Non posso adorare Cristo, capo, e disprezzarlo nelle membra, altrimenti Gesù Cristo ci grida: "Tu mi onori a vuoto" (S. Agostino).

19 Giugno

GRAZIE, PER AVERCI GUARITI

Un giorno il Signore, guarì dieci lebbrosi. La miseria, la malattia aveva unito al gruppo un samaritano, uno straniero. I dieci si incontrarono con Gesù e chiesero la guarigione. "Di essi uno solo ritornò a dire grazie a Gesù. Ed era lo straniero, il samaritano, il reietto, l'incivile. Gesù fu commosso e chiese: "E gli altri nove?". Noi non vogliamo essere come gli altri nove. Abbiamo seguito le promesse che facesti per noi a S. Margherita Maria Alacoque. Ti diciamo con tutto il cuore: grazie, Signore. Grazie per il dono di Te che l'amore infinito del Divin Padre ci ha fatto. Grazie per l'amore che ti ha portato ad incarnarti per noi, a vivere per noi, a soffrire, morire, risorgere per noi. Grazie, o Signore, per il dono dello Spirito Santo che ci unisce a te, come tralci alla vite, come membra al Capo… Grazie per ogni tua parola, ogni tuo gesto, ogni tuo miracolo compiuti per noi, soprattutto per il grande miracolo della Eucaristia.

Grazie, Signore, per averci dato come Madre la tua mamma. Con lei ci sentiamo meno orfani, con lei si aprono i nostri cuori ad accogliere con rinnovata fede e con purificato amore i tuoi doni le promesse generose del tuo Cuore. Grazie, Signore. Santifica le anime nostre, unisci le nostre famiglie nell'amore scambievole, rendi la patria nostra fedele al tuo insegnamento e alla parola del Papa, fa' che si uniscano nella concordia tutti i cittadini; riversa sul mondo intero l'abbondanza della tua misericordia, la tua luce, la tua pace, la tua salvezza.

20 Giugno

AMA IL PROSSIMO TUO…

Gesù nella risposta al dottore della legge (Mc 12,28-31) ci dà la chiave vera per ridurre la nostra vita "ad unum": l'Amore. Potrebbe essere oggi un argomento scontato. Tutti ne parlano, tutti hanno una ricetta. Alle volte succede che, parlandone troppo, si mette in pericolo il vero ideale e si perde il valore genuino. Tutto ciò che non porta ad una crescita del senso di comprensione, di umana solidarietà, di accettazione reciproca, ma che invece favorisce l'individualismo egoista che rompe l'unione tra gli uomini e le cosiddette razze, diventa un cancro che divora e un fuoco che distrugge. In tal modo giungiamo al punto di eliminare l'amore tra gli uomini e quindi non si ama più Dio: facendo così, si pen­sa di amare il prossimo che ci piace, e tutto ciò chiediamo a Dio diventa a senso unico, non secondo l'amore di Dio… ma secondo l'amor proprio.

Alcuni scrittori marxisti negano Dio perché… è un intruso, è un Qualcuno che fa riflettere, e l'uomo diventa una marionetta o un robot nelle sue mani. Gesù ci insegna di amare in una prospettiva di fede: amare Dio nel nostro prossimo e amarlo perché prima di noi lo ama Dio. Sepa­rato dall'amore di Dio il buon cuore rischia di trasformarsi in debolezza se non è sorretto e purificato dalla divina carità… Ciò che è radicalmente diverso, di profondamente rivoluzionario, non è solo il modo, l'intensità con cui il discepolo ama, ma la natura stessa di tale amore: è un amore divino – perché è partecipazione dell'amore stesso con cui Dio ci ama e ci ama in Cristo.

21 Giugno

GRAZIE, MADRE SANTA

Sulla croce Gesù non è pago di donare se stesso per nostro amore. C'è ancora il testamento da integrarci, è la parte più cara al suo cuore, il tesoro più prezioso: la sua Madre. Con questo estremo distacco il suo sacrificio è veramente completo. "Donna: ecco il tuo figlio" dice alla Madre. "Ecco la tua Madre" dice a Giovanni. Eravamo tutti presenti in quel momento ai piedi della croce insieme a Giovanni. "La Beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione al Figlio fino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette sofferente profondamente col suo unigenito e associandosi con amore materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente alla immolazione della vittima da lei generata" (Conc. Vat. Il). "La Beata Vergine per il dono esplicito della divina maternità che la unisce al figlio Redentore, e per le sue singolari grazie e funzioni, è pure intimamente congiunta con la Chiesa. La Madre di Dio è figura della Chiesa… – nell'ordine della fede, della verità, della perfetta unione con Cristo" (Conc. Vat. Il). Maria coopera alla rigenerazione e alla formazione dei fedeli con amore di Madre. La sua missione materna è di condurre al suo Gesù tutti i suoi figli. "Grazie, o Madre, per la tua donazione. Rivolgi lo sguardo su di noi, gloriosa Sovrana, Madre del nostro Signore, guida e svolgi il nostro destino perché ti sia gradito. Spegni gli impulsi delle passioni. Conduci il nostro cammino al porto e ottienici la felicità futura" (S.  Giovanni Damasceno).

22 Giugno

LASCIATE CHE I FANCIULLI…

Il S. Cuore ama tutti, ma ha un amore tutto speciale per i fanciulli. Un giorno alcune madri si fanno largo tra la folla e vogliono a tutti i costi che Gesù benedica i loro bimbi. Gli apostoli sono infastiditi, ma Gesù dolcemente li rimprovera e dice: "Lasciate che i fanciulli vengano a me". Gesù vede intorno a sé delle madri addolorate e piangenti, ha un pensiero ben più alto che le proprie sofferenze e dice loro: “O figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma su voi stesse e sui vostri figli”. Hai tu dei figli, dei fratelli, dei nipoti? Vedi come oggi cresce la gioventù! I tempi sono cambiati: non sono più le figlie 'modeste e caste' di un tempo, dedite al lavoro ed alla pietà, amanti della riservatezza e della modestia. Oggi, salvo buone eccezioni, c'è più leggerezza, vanità, volubilità, pretese, inclinazione all'arroganza, alla frivolezza e alla libertà spesso fuori delle righe. Quanto pianto in tante famiglie e, non di rado, c'è il disonore e l'angoscia della casa.

Il negozio, l'officina, il lavoro, i campi, lo studio, diventano una necessità di vita, ma anche un evidente e grave pericolo. Il contatto con compagni già immersi nel vizio, l'accendersi delle passioni, gli incentivi provocatori di certe letture e di certi divertimenti, a poco a poco offuscano tutta la bellezza della virtù. Genitori troppo permissivi e deboli, incapaci di un atto di fermezza e di fierezza cristiana, genitori sempre pronti a difendere e ad accontentare i propri figli, che non sanno mai vedere un difetto nei loro figli, pronti a magnificarne le virtù ad ogni passo e ad ogni costo! talvolta anche pietra di scandalo alle loro stesse creature…

23 Giugno

PERSEVERARE NEL BENE

Chi più pesante, chi più leggera, tutti abbiamo una croce personale; ma ve n'è una comune a tutti quanti i buoni cristiani: la croce predetta da Gesù. Quando salì la montagna delle Beatitudini, ebbe due parole che furono una vera rivelazione per i suoi discepoli: – Beati voi quando vi oltraggeranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno di voi ogni male per causa mia. Come? L'essere perseguitati per amore di Gesù è dunque una beatitudine? Rallegratevi allora ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Quando il padre tuo, il fratello, la sorella e forse anche la madre, escono con una parola pungente, non abbandonarti all'ira o all'avvilimento, ma sorridi nel tuo cuore, manda uno sguardo al cielo, offri la derisione ricevuta a Gesù e ripeti con tutta la tua fede: – Grazie, o Gesù, converti questa spina in una gemma per la mia corona. Pazienta sempre con calma, con gioia, ma anche con santa fermezza nelle tue opere di pietà. Alla tua perseveranza nel bene, alla tua dolcezza, Dio tiene forse legata la conversione di quell'anima che ti fa crudelmente soffrire. Ed il mondo? Rammenta le parole d'inferno che tante volte ti si gettano in faccia, rammenta le frecciate, i disprezzi, le ironie, le imprecazioni, la can­zonatura, a cui sei fatto segno. Fatti venire in mente il Divin Cuore coronato di spine e disprezzato; ricordati di Gesù sulla croce beffeggiato dai carnefici, e i tuoi patimenti ti sembreranno rose.

24 Giugno

SEMINA A LARGHE MANI IL BENE

Quando S. Giovanni Battista dal fondo della prigione mandò due dei suoi discepoli a Gesù per domandargli se fosse veramente il Redentore promesso, Gesù per tutta risposta si appellò ai frutti del suo zelo: "Andate e riferite a Giovanni che i ciechi vedono, gli storpi camminano, i morti risorgono, i poveri sono evangelizzati". Gesù vuole la nostra salvezza: Egli vive e opera per noi; per noi muore sulla croce. Non ci sentiamo infiammati da queste parole di Gesù? Gesù brucia di zelo. E noi? Guardiamo il mondo. Non ci sentiamo il cuore preso da una morsa, di fronte a tanto male dei nostri giorni? Non piangiamo al vedere intorno a noi tanta rovina di anime, tanto scempio dell'innocenza? Non sentiamo il fremito imperioso di seguire l'invito di Gesù e di unirci alle anime buone e generose per far argine a tanto male, per offrire le nostre forze e la nostra vita per la gloria di Dio e la salvezza delle anime?

E’ forse troppo piccolo il campo che Gesù ha affidato al nostro zelo? Quante anime intorno a noi sono piene di mille pregiudizi sulla religione e sulle eterne verità. Ci impegniamo nel dir loro una parola di fede, nel cancellare i loro errori? Ricordiamo la parola di Gesù che il buon seme presto o tardi germoglierà? Seminiamo molto, seminiamo a larghe mani il bene; non andrà perduto in terra, fruttificherà sempre per il cielo. Quanti difetti nelle persone che conosciamo, che amiamo! Quante cattive inclinazioni, e forse quanti scandali! Sappiamo però che la carità obbliga tutti alla fraterna correzione e all'aiuto vicendevole.

25 Giugno

UN CUORE CHE PREGA

Se comprendessimo la necessità e la potenza della preghiera! Se sapessimo che la preghiera è la debolezza di Dio e la forza dell'uomo! Gesù invita, raccomanda, impone la preghiera, lega ad essa ogni grazia, ogni benedizione, perfino l'eterna salvezza. Egli stesso prega dovunque e sempre; nel Tempio e nell'Orto degli ulivi, sul monte e sulle acque, sulle piazze e nelle sinagoghe. San Tommaso d'Aquino non comprende una questione molto difficile: prega e la preghiera lo illumina. La Maddalena ha l'anima coperta di peccati: prega ai piedi di Gesù e la preghiera la purifica. San Pietro corre il pericolo di sommergersi nelle acque e prega; la preghiera lo fortifica. Marta e Maria pregano piangendo dinanzi a Gesù nell'ora del dolore e la preghiera le consola. Pregano gli Apostoli nel Cenacolo e la preghiera fa scendere lo Spirito Santo con i suoi doni celesti.

E noi quando preghiamo? Preghiamo quando abbiamo bisogno di aiuti speciali, nelle tentazioni, nei pericoli, nelle cadute? Preghiamo per noi, per la nostra famiglia, per chi ci vuol bene e chi ci vuol male? Preghiamo per tanta povera gioventù, per i peccatori, per i moribondi, per le anime sante del Purgatorio? Non dimentichiamo mai nelle nostre preghiere il Papa, i sacerdoti, i missionari di qualche Istituto di nostra conoscenza e le vocazioni religiose. Nelle preghiere diamo largo campo anche alla meditazione. "E’ il principio di ogni bene" (S. Agostino). "È la via più facile e più spedita per l'acquisto della perfezione" (S. Ignazio). Che importa a te se la medicina è amara quando produce il suo effetto benefico?

26 Giugno

E’ ACCANTO A OGNUNO DI NOI

Quando fai l'elemosina, ricordati che il Padre tuo vede nel segreto: non sappia la tua sinistra quello che fa la destra. Quando preghi, entra nella tua camera e chiudi l'uscio poiché il Padre tuo vede in segreto. Quando digiuni, il tuo digiuno non si manifesti agli uomini, ma al tuo Padre celeste il quale vede ogni cosa. Dio vede tutto intorno a te… dentro di te. Anche le minime cose nascoste agli uomini non sfuggono al suo sguardo divino. Nessuno può penetrare nei segreti del tuo cuore. Dio sì. Quando crediamo di essere soli, vi è sempre un occhio che vede i nostri pensieri. Un orecchio che sente le nostre parole, una mano che scrive le nostre azioni. Dio ci vede! Dio ci vede dappertutto, anche quando facciamo il male! E un pensiero che spaventa e insieme consola!

Il mondo non si cura di noi, talvolta ci disprezza; Dio no. Egli vede le nostre mortificazioni, i nostri piccoli sacrifici, gli atti di zelo, di umiltà, di carità, di pazienza. Consoliamoci dunque: ogni azione, ogni giaculatoria è scritta in cielo. Ogni lacrima è una gemma per la nostra corona. Com'è bella, com'è divina questa vita d'unione con Gesù! Al mattino, appena ci svegliamo, mandiamo il nostro primo pensiero al Cuore di Gesù e alla Vergine Immacolata; vestiamoci con modestia e riflettiamo: siamo alla presenza di Dio. Pensiamo che ci sta vicino per santificare le nostre fatiche quando lavoriamo; per santificare ogni nostro respiro, ogni palpito del cuore. Ed alla sera l'ultimo nostro pensiero sia per Dio.

27 Giugno

GESU’ CI DONA LA MADRE

Vicino al cuore della Madre, Gesù compie l'estremo sacrificio. Prima di morire detta il suo testamento. In mezzo agli strazi dell'agonia, contempla il discepolo prediletto e gli dice: "Eccoti tua Madre". Il solenne testamento è dunque sigillato dal sangue di Gesù. Per ultima sua volontà, Maria diventa la Madre di tutti. Maria è la Regina del cielo e della terra. L'ha arricchita di tutti i doni di natura, di grazia e di gloria. L'ha fatta Immacolata e Vergine Madre, perché sua Madre. E perché tale, la volle in cielo, anima e corpo. Di lassù come Madre di Dio tutto può, come Madre tua adottiva tutto vuole. Ricorda le nozze di Cana. Maria si interessa del caso e Gesù si decide a operare il miracolo. Tutte le grazie del Signore vengono a noi per mezzo della Madonna. E se la stimiamo, come cerchiamo di amarla?

Un figliolo che dice di amare la sua mamma e poi – l'offende, non è sincero; è un cattivo figliolo. E noi non offendiamo forse la Madonna col peccato? Quando commettiamo un peccato… soffre per noi, per noi invoca sempre la Divina Misericordia. Le offriamo ogni giorno il nostro cuore? La onoriamo al mattino ed alla sera con la recita almeno dell'Ave Maria? Riusciamo a salutarla tre volte al giorno con la preghiera dell'Angelus? E prima di metterci a letto, prendiamo fra le mani la corona del Rosario? Ricordiamoci che il santo Rosario è il termometro della nostra devozione a Maria.

28 Giugno

PER ESSERE FELICI

La felicità è l'aspirazione di tutti gli uomini, un fenomeno universale. S. Tommaso d'Aquino analizza questa ricerca e riconosce che non si trova nelle ricchezze, negli onori, nella fama, nel potere, nel piacere, né in alcun bene creato: nulla appaga questa sete incoercibile di felicità. Scrive un convertito dei nostri tempi: "Ho girato il mondo alla ricerca della felicità, ma non l'ho trovata. Ho attraversato deserti e montagne, campagne e pianure. Invano. Sono entrato in una chiesa, un primo Venerdì del mese; vi era Gesù esposto. Sono stato folgorato: ecco la sorgente della vera felicità, il Cuore Eucaristico del Salvatore". La fede risolve l'enigma: la felicità sta nella visione di Dio quando "lo vedremo così com'egli è". Allora si comprendono certe espressioni dei santi: S. Francesco d'Assisi: "È tanto il bene che m'aspetto, ch'ogni pena m'è diletto"; S. Margherita Maria Alacoque passava intere notti in adorazione: notti di Paradiso…

Gesù dice: "Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli" e ancora: "Nessuno vi potrà rapire la vostra gioia". Eva Lavallière, ballerina, attrice, cantante, al colmo degli onori tentò il suicidio gettandosi nella Senna. Fu salvata e dopo un lungo travaglio si convertì. Scriveva a un'amica: "Ora sono così felice! Tu non puoi immaginare come io sono felice! Ho scoperto l'amore di Dio". S. Camillo de Lellis, ai piedi del crocifisso, vide un braccio di Gesù staccarsi dalla croce per attrarlo al petto, accostando le sue labbra alla ferita del costato. Il Santo ne restò ebbro di felicità.

29 Giugno

SOLO L’AMORE CI SALVERA’

Giovanni Paolo Il può essere considerato un grande apostolo del Cuore di Gesù. Ha pienamente manifestato di possederne lo spirito nelle due encicliche "Redemptor e Dives in Misericordia"; in vari discorsi occasionali ed omelie festive. Il Papa ha praticamente centrato il suo messaggio al nostro mondo sul rispetto della persona umana, sulla promozione di una vita più dignitosa per tutti, sulla solidarietà verso ogni essere umano, senza distinzione di razza e di paese, di lingua e di cultura. Al di sopra della conquista della scienza e della tecnologia, c'è la dignità della persona umana, i cui diritti non possono essere forzati né ostacolati da nessuna ideologia e ambizione umana, da nessun potere politico e sociale, da nessuna cultura imposta con la forza o con l'inganno.

Giovanni Paolo II difende questi principi umanitari, appellandosi alla legge dell'amore, qualità propria di Dio ma anche dell'uomo, essendo stato fatto a sua immagine e somiglianza, redento dall'amore di Cristo, elevato alla – dignità di figlio di Dio dall'amore misericordioso del Pa­dre che è nei cieli. Nell'enciclica "Redemptor hominis", il Papa ha riferimenti espliciti al Cuore di Gesù. "La Redenzione del mondo è, nella sua più profonda radice, la "pienezza della giustizia" in un Cuore umano: nel cuore del Figlio primogenito, perché essa possa diventare giustizia dei cuori di molti uomini… chiamati all'amore" (RH 9). L'enciclica "Dives in Misericordia" ci mette di fronte all'amore infinito del Padre, un amore di misericordia verso l'uomo, sempre bisognoso di perdono e di redenzione.

30 Giugno

SI PRENDE CURA DI NOI

Si usa spesso la parola consacrazione anche nei rapporti umani: un medico si consacra ai suoi malati, un insegnante alla formazione dei suoi alunni, una mamma all'educazione dei suoi figli… non vivono per sé ma per coloro ai quali si sono donati, facendo della loro professione una vera missione. La parola "consacrazione" implica dunque l'idea di servizio e dedizione. La consacrazione è di natura religiosa. Dio solo è il Signore degno della totale sottomissione dell'uomo. Egli solo merita che gli offriamo la nostra libertà, il nostro impegno quotidiano, il nostro essere. Nella Bibbia in generale e nel Vangelo in particolare si leggono promesse meravigliose della bontà di Dio a coloro che si impegnano con Lui.

Il Salmo 90 esalta la sicurezza data da Dio a colui che si mette sotto la sua protezione. Un salmo pieno di serenità, fa intravedere la pace e la gioia di chi consacrandosi all'Amore di Dio si lascia guidare da Lui. Ecco le espressioni conclusive: "Lo salverò perché a me si è affidato, lo esalterò perché ha conosciuto il mio nome. Mi invocherà e gli darò risposta, presso di lui sarò nelle sventure, lo salverò e lo renderò glorioso. Lo sazierò di lunghi giorni e gli mostrerò la mia salvezza" Salmo 90,14-16.5. Margherita Maria Alacoque così scriveva a Madre de Saudeilles: "Egli riparerà tutto ciò che vi può essere di imperfetto nelle vostre azioni e santificherà le buone azioni se vi unite in tutto ai suoi disegni". La veggente di Paray-le-Monial scrive ancora: "abbandonandoci a Lui, Egli si prende cura di noi".

 

LE PROMESSE DEL SACRO CUORE DI GESU’

Queste “Promesse” costituiscono un piccolo Codice dell’amore e della misericordia di Dio. Nello stesso tempo sono una sintesi di quanto Gesù ci dice nel Vangelo. Ne elenchiamo dodici, raccolti negli scritti dell’apostola del S. Cuore: Margherita Maria Alacoque.

1. Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato.

2. Metterò la pace nelle loro famiglie.

3. Li consolerò in tutte le loro afflizioni.

4. Sarò il loro sicuro in vita e specialmente in punto di morte.

5. Spanderò le più abbondanti benedizioni sopra tutte le loro imprese.

6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l’oceano della misericordia.

7. Le anime tiepide diventeranno fervorose.

8. Le anime fervorose s’innalzeranno rapidamente a grande perfezione.

9. Benedirò le case dove l’immagine del mio Sacro Cuore sarà esposta e venerata.

10. Darò ai sacerdoti il dono di commuovere i cuori più induriti.

11. Le persone che propagheranno questa mia devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà mai cancellato.

12. A tutti quelli che per nove mesi consecutivi si comunicheranno al primo Venerdì di ogni mese, Io prometto la grazia della penitenza finale; essi non moriranno in mia disgrazia, ma riceveranno i sacramenti, e il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo.

 

Consacrazione del genere umano al S. CUORE di GESU'

O Gesù, dolcissimo, o Redentore del genere umano, guarda a noi, umilmente protesi dinanzi al tuo altare. Noi siamo tuoi, e tuoi vogliamo essere; e per essere a Te più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi oggi spontaneamente si consacra al Tuo Sacratissimo Cuore. Molti purtroppo non ti conobbero mai, molti, disprezzando i tuoi comandamenti, Ti ripudiarono.

O benignissimo Gesù, abbi misericordia e degli uni e degli altri; e tutti quanti attira al tuo Cuore Santissimo. O Signore, sii il Re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da Te, ma anche di quei figli prodighi che Ti abbandonarono, fa che quanto prima ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame. Sii il Re di coloro che vivono nell'inganno dell'errore o per discordia da Te separati; richiamali al porto della verità e all'unità della fede, affinchè in breve si faccia un solo ovile sotto un solo Pastore.

Largisci, o Signore, incolumità e libertà sicura alla tua Chiesa; largisci a tutti i popoli la tranquillità dell'ordine; fa che da un capo all'altro della terra risuoni quest'unica voce: Sia lode a quel Cuore Divino da cui venne la nostra salute; a Lui si cantigloria e onore nei secoli. Amen.

 

 

 

 

 

 

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