Settimana di Preghiera per l’Unità dei cristiani: Beata Maria Gabriella Sagheddu

Venerdì 23 gennaio alle ore 19,00

La volontà di Dio, qualunque essa sia:

questa è la mia gioia, la mia felicità, la mia pace.

Beata Maria Gabriella

“Io non domando al Signore che mi liberi dalla sofferenza, ma che mi dia la forza di soffrire per amor suo tutto ciò che a lui piacerà di mandarmi”. Chi ha scritto queste parole che segneranno la sua breve vita è una giovane sarda di 22 anni, novizia presso il monastero trappista di Nostra Signora di S. Giuseppe in Grottaferrata nel 1936. Maria Sagheddu vi era giunta da Dorgali, dove era nata nel 1914 e dove aveva trascorso una vita molto semplice. Si sente attratta alla vita consacrata; entra nella Trappa di Grottaferrata il 30 settembre 1935.

Grazie anche allo spirito ecumenico della badessa Madre Pia, suor Maria Gabriella scopre la sua vera chiamata: il Signore la vuole tutta per sé e per la causa dell’unità della Chiesa. Chiede alla madre badessa e alla maestra delle novizie il permesso di offrire la sua vita per questo fine: ”Sento che il Signore me lo chiede; mi sento spinta anche quando non voglio pensarci… tanto, la mia vita non vale niente, non so far niente… Sono una povera creatura, miserabile e indegna”. Udito anche il consiglio del p. cappellano, il permesso è accordato. Madre Tecla scrive che: ”suor Maria Gabriella uscì dal colloquio raggiante di gioia”.

Le pagine trovate ingiallite per l’usura nel suo vangelo personale, corrispondenti al capitolo 17 del Vangelo di Giovanni, testimoniano in modo esplicito la sua quotidiana preghiera con Cristo e in Cristo, per l’unità e ce ne fanno quasi percepire l’ardore intenso. Ma il momento della sua offerta, il luogo e il come ci sono nascosti e rimangono avvolti nel silenzio del mistero divino. Immediato è il segno dell’accettazione dell’offerta: i primi sintomi della malattia si manifestano addirittura in coincidenza con i giorni della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 1938. È la stessa suor Maria Gabriella a confidare con semplicità alla badessa: ”Da quel giorno che mi offersi non sono più stata bene… non ho più passato un giorno senza soffrire”. Tosse e febbre non controllata rivelano una tubercolosi polmonare. Suor Maria Gabriella accetta la situazione, fino a dire serenamente: ”Questa malattia è la mia ricchezza, ma non la voglio spartire con nessuno”.

Suor Maria Gabriella scrive parole che rivelano la sua piena conformazione al Crocifisso: ”Il Signore mi tiene sulla nuda croce e io non ho altra consolazione che di sapere che soffro per compiere la volontà divina e in spirito di obbedienza… Sono in modo speciale più unita a lui  per mezzo della croce… Sento  che non arriverò mai a capire abbastanza l’amore che Gesù mi dimostra nell’offrirmi questa croce… Il mio sacrificio è totalmente completo poiché dall’alba fino a notte non faccio che rinnegare in tutto e per tutto la mia volontà”.

Sr. Maria Gabriella si prepara a concludere la sua vita nel suo monastero trascorrendo gli ultimi giorni in una profonda pace. Madre Pia che la assiste nell’ultima notte, tra gli spasimi, le chiede: ”Offri tutto per l’Unità, vero?”. Sr. Maria Gabriella risponde semplicemente con un: ”SÌ”.

Muore dopo il canto del vespro della domenica del Buon Pastore, il 23 aprile 1939, a 25 anni. Viene sepolta a Grottaferrata da dove, nel 1975, verrà traslata nel nuovo monastero trappista di Vitorchiano. Da allora l’umile suora è chiamata Maria Gabriella dell’Unità.

È stata proclamata beata da Giovanni Paolo II il 25 gennaio 1983.

 

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